. Dialogo della miseria della vita hvmana et della certezza della vita eterna . fjermi caro : onde mi volfè anco fico al Concìlio diTrento. Supplico io dunque à voler accettare etriceuere nella Jua protettione la preferite mia Operet-ta,pervn certo pegno della mia anticaferuitìi,et grandeuotione^fede, riguardando più alia intentwne^che alla qualità del dono ; benché la grauità del [og-getto lo pojfa far grato. Et qui con ognìriuerenXaLe bacio la mano, predando il Cielo per la fua felicità.Di Bergamo il primo di Gennaio. ijp o. Di V. S. lUttflnf. isr Keuerendtf, -q\ 0\v. j- AjfettiotJAÙjf.
. Dialogo della miseria della vita hvmana et della certezza della vita eterna . fjermi caro : onde mi volfè anco fico al Concìlio diTrento. Supplico io dunque à voler accettare etriceuere nella Jua protettione la preferite mia Operet-ta,pervn certo pegno della mia anticaferuitìi,et grandeuotione^fede, riguardando più alia intentwne^che alla qualità del dono ; benché la grauità del [og-getto lo pojfa far grato. Et qui con ognìriuerenXaLe bacio la mano, predando il Cielo per la fua felicità.Di Bergamo il primo di Gennaio. ijp o. Di V. S. lUttflnf. isr Keuerendtf, -q\ 0\v. j- AjfettiotJAÙjf. femitore Ciò, Andre A Vi fardo, -s^v; D li A L O G O ..,«. DELLA MISERIA DELLA VITA HVMANA, E TDELLA CERTEZZA DELLETERNA VITA. Interlocutori i ALVISE mOCENlGO &* GIACOMO ^IJRCELLO,. Vanto più, Signor Cognato, maffìjfocol penfiero à confidcrare la conditio-ne di qHcHa nojira mi/èra vita , ta»to maggiormente io la trono degna dipianto y e di compajjìone : fìcome (iracconta di Eraclito filojofo 3 il qua-le per tal cagione non faccua altro chepiangerei alloppoftto di Democritoy il quale fihernendofidelle Vanità del mondo, Jèmpre ri dea : benché O* lnL>no O*laltro tirajfe adyn medefmo Della mi/èri a nojlrapur troppoJè ne Vede laproua di gior-no in giorno : ma bella cofifaria a trattare di queHa materiaordinatamente. Dialogo A. Ciò far Jìpotrà itgeuolmente:>diJcorrendo à parte a parte :perei oche commina andò dal corpo, per efjer egli compoflo decontrarij, che di continuo fanno alla lotta tra ài loro, O^pevlajìta tenue e debole complefione 3 auniene di necejsità 3 chequcjìo indiuiduoJòggiaccia à mille difagi , ^ à varie in=fermità, che tutte fono Jìr ade alla morte^z^ ^vna fola ^quan-tunque pcciola, bafìa à tenerlo in co?
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