. Vita di Luigi Gonzaga detto Rodomonte principe del Sacro Romano Impero, duca di Trajetto, conte di Fondi, e signore di Rivarolo. liaPar che picciol piacer piùaccrefea, e invoglia» Crebbe Tardor come Amor vuolfe, e vuole:Né penfai D che giammai forza del CieloCrefcer poteife , come lume al Sole,Il caldo al puro fuoco, q *1 freddo al faggi penfier, fante nove hanno feoperto il velo :Ch io vi ho fin qui, ne 1 ver faprò negarvi 9Defiata fol, ed or vuoJ fempre amarvi. 148S* io v3 amo , gli è ragion , e amarvi dennoQuant* oggi fono , fé bellezze intiereSamano al mondo, alt


. Vita di Luigi Gonzaga detto Rodomonte principe del Sacro Romano Impero, duca di Trajetto, conte di Fondi, e signore di Rivarolo. liaPar che picciol piacer piùaccrefea, e invoglia» Crebbe Tardor come Amor vuolfe, e vuole:Né penfai D che giammai forza del CieloCrefcer poteife , come lume al Sole,Il caldo al puro fuoco, q *1 freddo al faggi penfier, fante nove hanno feoperto il velo :Ch io vi ho fin qui, ne 1 ver faprò negarvi 9Defiata fol, ed or vuoJ fempre amarvi. 148S* io v3 amo , gli è ragion , e amarvi dennoQuant* oggi fono , fé bellezze intiereSamano al mondo, alto defir, e fenno,E d* oneftade efperienze vere ,Leggiadria, che fi volge al voftro cenno,Grazie fuperbe, ed umiltadi altere ,E quella voftra così fama fede,Che fa che 1 mondo vi sinchina, e cede. Fede a lalma maeftra de le afcofe (g^a> Cagion , eh occhio non vede, o ngegno aggua-Nata nel fen di Giove , e de le cofeDelCiel firada, ove Palma accrefea, e faglia,Che *l mondo tempri, ed a le gloriofeAnime moftri ove s innalzi, e vaglia . . .Ma non ofo parlar, che lungi è 1 fegno,Ove non può volar penna^ né 149II. In lode della fua Donna (*J , VJuando lerrante, e fianco pellegrinoPer ermi bofchi, e folitarj campiNotturno , e pien dorror fegue il cammino .Ove 1 fentier mortai orma non ftampi 9Prende in fua fcorta alcun lume vicino,O qualche flella , o de la luna i lampi:Ma io in queflo d amor cieco viaggioCome farò fenza il mio fido raggio ? Quando nocchier ben faggio fu per f ondeMena da venti combattuto legno ,Difperando favor d aure fecondeAlza la tefta ad un lucente fegno %E vince le ipumofe acque profondeSolcando di Nettuno il vafto regno ;Ma io vincer damor tanta procellaCome potrò lontan da la mia Stella ? Chi non fa, che dal Ciel , e da le StelleSolo dipende noflra vita, o morte (i)?Una, che lungi affai fplende da quelle,Solo ha 1 governo di mio fato * e forte (i) :Ed ella può dar leggi a le fan V umane vite e lunghe, e corte (j)$Né cono


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