Opere poetiche . ecchi il rifo,E la grazia lungi va,Che da un vago amabil vifoMai dividerfi non fa. Le mal vifle ingrate brine Dun crin bianco fugge Amor,Che nelloro dun bel crineI fuoi lacci tende ognor. ^-53Mio Cuftode, oh quanto, oh quantoFortunato è mai quaggiùChi Ci vede ancora accantoLa ridente Gioventù! lo qui invidio il faggio, il bello,Il Toave Calcagnin,Frefco danni, qual novelloFiore intatto fui mattin. Ride Tempre, e Tempre piace,Non fuperbo, non crudel,Sempre placido e fagace,Sempre candido e fedel. Più non vo deiraflafTmaRea Vecchiezza MalaspinaMi vo* servo ri


Opere poetiche . ecchi il rifo,E la grazia lungi va,Che da un vago amabil vifoMai dividerfi non fa. Le mal vifle ingrate brine Dun crin bianco fugge Amor,Che nelloro dun bel crineI fuoi lacci tende ognor. ^-53Mio Cuftode, oh quanto, oh quantoFortunato è mai quaggiùChi Ci vede ancora accantoLa ridente Gioventù! lo qui invidio il faggio, il bello,Il Toave Calcagnin,Frefco danni, qual novelloFiore intatto fui mattin. Ride Tempre, e Tempre piace,Non fuperbo, non crudel,Sempre placido e fagace,Sempre candido e fedel. Più non vo deiraflafTmaRea Vecchiezza MalaspinaMi vo* servo ricordar. • Sul fuo volto i fuoi teforiA man larga Ebe versò :Di fua man de proprj fioriCiterea la coronò. I bei moti in lieto coroDie Terficore al fuo pie :Giuno dielle il fuo decoro,Palla il fenno fuo le die. 2-54 Gran Cuftode, per me dille,Che Tuo servo ognor farò:Delle invitte Tue pupilleIo fcordarmi mai non so. Fin fu noi dal Franco cieloLe rimiro balenar,E nafcofta in gentil veloLa grandalma AL MEDESIMO, iono reo. Non ho mai fcritto;Non afcondo il mio , magnanimo Cuftode,Il mio fallo fia tua lode,Se cortefe, come fai,Condonarmelo fon cagion del fallo mioTutte in breve ti dirò :Pindo fa, sio mentir fo. La Pigrezza la primiera Ne fu in parte cagion dì quefla innamoratoFui dal giorno, che fon fono ormai feffanta,Che cortei fempre fi attacca, mi pofliede, mi governa,Né più via fcoter la poiTo;Mi fta fitta fin cortei folo deriva,Che sì rado, e tardi io feriva,E che molte mie cofettcMolto giaccianfi imperfette, 256 Il lor fine forpirando,Da finirli Dio fa confefTo : la faticaCapitale è mia nemica. Ma per nulla intralafciare, Cagion poi del mio tardare,Gran Cuflode, fu la miaLunga ed afpra malattia,Dolorofa, maladetta,Che Reumatica fu lunghiflìmi doloriConfultai cento Dottori,Che fan poco, e dicon in copia mi fu ufcir predo


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