. I qvattro libri dell'architettvra di Andrea Palladio : ne' quali, dopo un breue trattato de' cinque ordini, & di quelli auertimenti, che sono piu necessarii nel fabricare; si tratta delle case private, delle vie, de i ponti, delle piazze, de i xisti, et de' tempij . E CON quella inuentione fia à laude di DIO porto fine à querti due libri, ne qua-li con quella breuità che fi è potuto maggiore , mi fono ingegnato di porre infieme,& infegnare facilmente con parole, e con figure, tutte quelle cole, che mi fono parfe paineceflarie, & più importanti per fabricar bene, & fpecialmente per edificare


. I qvattro libri dell'architettvra di Andrea Palladio : ne' quali, dopo un breue trattato de' cinque ordini, & di quelli auertimenti, che sono piu necessarii nel fabricare; si tratta delle case private, delle vie, de i ponti, delle piazze, de i xisti, et de' tempij . E CON quella inuentione fia à laude di DIO porto fine à querti due libri, ne qua-li con quella breuità che fi è potuto maggiore , mi fono ingegnato di porre infieme,& infegnare facilmente con parole, e con figure, tutte quelle cole, che mi fono parfe paineceflarie, & più importanti per fabricar bene, & fpecialmente per edificare le cafe orma-te che in fe contengano bellezza, & fiano di nome, & di commodità a gli edificatori. IL FINE DEL SECONDO \ i \ AL SERENISSIMO E MAGNANIMO PRINCIPE EMANVEL FILIBERTODVCA DI SAVOIA, E T C- ANDREA PALLADIO. DOVENDO Io, Sereniflìmo Principe, mandare in luce una parte della mia Ar-chitettura, nella quale ho porto in difegno molte di quelle fuperbe , e mara-uigliofe fabriche antiche, iveftigij delle quali in varie parti del Mondo, ma più chein ognaltro loco, fi ritrouano in Roma; hò prefo ardire di confacrarla allImmor-talità del chiaro, & Illuftre nome dellA. V. come di quel Principe, il qual folo àtempi nofiri con la Prudenza, e co ì valore saflìmiglia à quelli antichi Romani He-roi, le virtuofiilìme operationi dequali fi leggono con marauiglia nelf hiftorie , &parte fi veggono nell antiche ruine. Nè da ciò mha potuto rimouere i hauer riguar-do allhumile mia fortuna, & alla piccolezza del dono: poi che la fomma , & in-credibile humanità, per la quale lA. V. degnò inalzarmi con 1 honorata fua tefti-monianza (opra i meriti miei, allhora, che da lei fui chiamato in


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