. Storia dell'Italia antica. ^).Era luogo ricco ed ameno: ivi comoda casa, fertili campi,prati, selve e verzieri, e limpidi rivi, fresche valli, lieteombre, e dolci recessi, ove il poeta potrà studiare, dor-mire, bevere, conversare colle Muse e obliare dolcementele cure della vita affannosa. Egli non aspirava a tanto:ma gli Dei suoi protettori furono larghi con lui, e più (^) PrincApihus placHìSse viris non itlfima Ictus est. ì, 17, anche lepistola 18 del medesimo libro. (^) Per la villa Sabina di cui fu scritto molto e da molti, vedi Nibby,Viaggio anliqitario, voi. 1, pag. 94,
. Storia dell'Italia antica. ^).Era luogo ricco ed ameno: ivi comoda casa, fertili campi,prati, selve e verzieri, e limpidi rivi, fresche valli, lieteombre, e dolci recessi, ove il poeta potrà studiare, dor-mire, bevere, conversare colle Muse e obliare dolcementele cure della vita affannosa. Egli non aspirava a tanto:ma gli Dei suoi protettori furono larghi con lui, e più (^) PrincApihus placHìSse viris non itlfima Ictus est. ì, 17, anche lepistola 18 del medesimo libro. (^) Per la villa Sabina di cui fu scritto molto e da molti, vedi Nibby,Viaggio anliqitario, voi. 1, pag. 94, e Conf. Rosa, in Bullett. Isiit. 1857,pag. lOo. 1 IX 7 e seg^. 2 Sat., I, 6, , II, C, 11-59 138 LODI A MECENATE. [LiB. VII. gli avrebbero dato se più avesse voluto ()• Onde egli,beato sopra ogni mortale, non ebbe più altro pensieroche cantare in tutti i tuoni il gran ministro e il divinoprincipe e tutti i favoriti da loro. Mecenate, discendentedi re, è il più nobile di tutti i Lidii che vennero a sta-. Villa Sabina dOrazio {Nibbi/). bilirsi in Etruria; è lornamento dei cavalieri, è presidioe dolce decoro al poeta, che lo appella anche suo signoree suo padre, e dice che ha bisogno dellapprovazione dilui anche per tener belli i suoi versi lirici. Con lui gli ègioconda la vita che gli sarebbe insopportabile senza di («) Epist., I, 14, 1 e Pegg-., I, 10, 2-10, H, 2, 77, Sat., II, 6, 1-5, 17, 1-22, li, 18, 12-14, Ili, 10, 21), HI, 1^, 2. Epod., I, :51. Svetonio nella?vita di Orazio dice: Aiii/n<(Hs- nnajKc et aftera vice locupletavi/. I Gap. I.] INNI AD AUGUSTO. 139 lui, e fa voti agli Dei di morire nel medesimo giorno. A luiconfida anche le sue pene amorose; lui invita a beveretra i profumi e tra i fiori; ed ha un canto anche per lainfedele Terenzia, di cui loda il mirabile lampeggiaredegli occhi, e il petto fido agli scamhievoli amori *. Infinite le lodi delleterno onore di Augusto, figlio diNumi benigni, Dio tutelare della patria. A lui gli in
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