. Teatro d'imprese . odiuentaDragone,che al-tro non fi nomina con tal nome, fé non quello, che nbabbia mangiatoHe gli altri, il che non sò,fè non del Prouerbio trito, e volgare Serpens ni Vegliai*cdatSerpentem Draco non fìet ; il che forfè vuol moftrare quello, che dicia- in mo communementq, il Pefce grande mangiare il piccolo : e quando ciònon dica il Prouerbio, il dichiara lEmblema del Camerario con lepa-role tolte da Seneca Praeda minor maiori: lapporta etiandio altre parole communi Alterivs me praeda sa ginat;con- Camnforme à parafiti. Nel Collegio de Padri Gefùiti in Roma in
. Teatro d'imprese . odiuentaDragone,che al-tro non fi nomina con tal nome, fé non quello, che nbabbia mangiatoHe gli altri, il che non sò,fè non del Prouerbio trito, e volgare Serpens ni Vegliai*cdatSerpentem Draco non fìet ; il che forfè vuol moftrare quello, che dicia- in mo communementq, il Pefce grande mangiare il piccolo : e quando ciònon dica il Prouerbio, il dichiara lEmblema del Camerario con lepa-role tolte da Seneca Praeda minor maiori: lapporta etiandio altre parole communi Alterivs me praeda sa ginat;con- Camnforme à parafiti. Nel Collegio de Padri Gefùiti in Roma in vna diquelle fcoIe,doue efli leggono TeoIogia,fòno figurate due Im*prefe, lVna del Carro di Trittolemo fcritta àfùo luogo,laltra del Drago pofto dinanzi la porta dellhor-todellHefperidi con la porta aperta, & al-cuni pomi fparfi per terrà^ dicendo,Praebet, non prohtbet,intendendo forfè elfi mede-fimi nel Drago, e ne5pomi lacognitio-t ne delle colè celefti, Parte Seconda. T 3 EC- *94 Teatro dImprefe. &CCLISSE. O n ha cola il Mondo per grata, per gioconda, per bella >chefia,che in altro tempo noiofà, fpiaceuole,e brutta nofi dimoftri. Ha leflfere>ma fi corrompe, e fiianifce ; hàiavita,maviuendo fi muore; fènte^ma perdoni! ifentimen*tij intende,ma mentre crede fàpere lhuomo singanna, edietro ad ombre fi trattiene lintelligenza. Ha il Fuoco,che ci fcalda,ma lo fteflb ci abbruciajlAria ci ricrea, ma cinfetta ; lAc-qua ci monda^ma ci affoga 5 la Terra ci dà il vitto,ma con fatica. Ecci ilgiorno,ma la notte ancorajecci la luce,ma etiandio le tenebre ci fono; riJuconoleftelle,matarhorainfaultaèlalorolucejriiplendeil SoIe,bian-cheggia la Luna, ma parimente lafsù nel Cielo queftaà quello toglie lafplendore,& à coftei toglie la chiarezza la Terra,e priua altresì lei di quellume, chella col fùo interponimento trattenne* che quaggiù non venikle. Di cotal priuatione di luce detta EcclifTe fi veggono formate Imprelè*come quella del Cardinale Afcanio Sforza, c
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