. Vita di Luigi Gonzaga detto Rodomonte principe del Sacro Romano Impero, duca di Trajetto, conte di Fondi, e signore di Rivarolo. ade innanzi * o Dea, tenera agnella La più bianca del gregge, e la più bella. k (a) lo chiamerò Epigrammi questi tre Componimentisul? esempio di Gabriel Simeoni da me citato nel mioDizionario della Poesia volgare, stampato dal Sig. FilippoCarmignani nel 1777. a sue spese, come gentilmente faora di questa mia presente Operetta . Il Simeoni epilogan-do le Favole delle Metamorfosi in tante ottave separate ,diede loro il titolo dEpigrammi ; onde tali si potrannodire pu


. Vita di Luigi Gonzaga detto Rodomonte principe del Sacro Romano Impero, duca di Trajetto, conte di Fondi, e signore di Rivarolo. ade innanzi * o Dea, tenera agnella La più bianca del gregge, e la più bella. k (a) lo chiamerò Epigrammi questi tre Componimentisul? esempio di Gabriel Simeoni da me citato nel mioDizionario della Poesia volgare, stampato dal Sig. FilippoCarmignani nel 1777. a sue spese, come gentilmente faora di questa mia presente Operetta . Il Simeoni epilogan-do le Favole delle Metamorfosi in tante ottave separate ,diede loro il titolo dEpigrammi ; onde tali si potrannodire pur anche questi tre Sagrifiy a Venere ; i quali nonper altro qui si riproducono, se non perchè si trovanogià stampati nel nono libro delle Rime di diversi . Noi peraltro avremmo desiderato in essi maggior modestia. 146 III. Quella bianca Vitella altiera, e adorna,Coronata di gigli 3 acanti, e rofe,Con minio in fronte, e con dorate corna 7O madre Dea delle più care cofe ,Ti dà Corimbo, chor lieto foggiornaNel fin de i* alte fue pene amorofe ;E forfè tieni! la fua Donna in feno 9Lieto ì felice 9 e fortunato appieno •. e 147ài T JL N % JE* I. ome vidi crefeiuta in voi beltadeFuor de 1 ufo mondan, e flarvi intornoLe grazie tutte, e nova alta oneftadeVeftirvi altiera in abito sì adorno9Quel color, chio fervai fra tante fpadeDal dì, che fei con Marte afpro foggiorno,Perdei col cor, e nel vedervi , ahi laflò !Reftai di marmo, e di ferigno faffo. Né quel dolce velen , che mandò AmoreNel bel voftro apparir dentro il mio feno,Che bevver gli occhi., e ne fu ingordo il core^Scemò il desio , né fé la fete lontan dal mio penfier F ardoreCrebbe in gran parte , ove tutf arfi appieno 5Come infermo talor, che lunga vogliaPar che picciol piacer piùaccrefea, e invoglia» Crebbe Tardor come Amor vuolfe, e vuole:Né penfai D che giammai forza del CieloCrefcer poteife , come lume al Sole,Il caldo al puro fuoco, q *1 freddo al faggi penfier, fante


Size: 1561px × 1600px
Photo credit: © Reading Room 2020 / Alamy / Afripics
License: Licensed
Model Released: No

Keywords: ., bookauthora, bookcentury1700, bookdecade1780, booksubjectnobility