. Epistole eroiche di P. Ovidio Nasone . ge : 26i LEANDRO AD H E R O. Odafi rifonar T orribil grido, Ch entro al bel grembo tuo, tranquillo il porto Trovo al mio legno, e non ritrov^o arena Ove la nave mia più lieta pofi. Chiudami quivi, ove lo flar mè dolce. Atra tempefla o procellofo tempo , Ch allor pigro farò, timido , e faggio De r Elefponto a navigar lo flrctto, Ne mi dorrò che T implacabil vento Pofar non lafci entro al fuo letto il mare, Ne , chel fordo Nettuno i caldi preghi Si fdegni udir, ne mi conceda il varco. Tenganmi pur le torbid onde in dietro,E mi llringan tue braccia , e dal


. Epistole eroiche di P. Ovidio Nasone . ge : 26i LEANDRO AD H E R O. Odafi rifonar T orribil grido, Ch entro al bel grembo tuo, tranquillo il porto Trovo al mio legno, e non ritrov^o arena Ove la nave mia più lieta pofi. Chiudami quivi, ove lo flar mè dolce. Atra tempefla o procellofo tempo , Ch allor pigro farò, timido , e faggio De r Elefponto a navigar lo flrctto, Ne mi dorrò che T implacabil vento Pofar non lafci entro al fuo letto il mare, Ne , chel fordo Nettuno i caldi preghi Si fdegni udir, ne mi conceda il varco. Tenganmi pur le torbid onde in dietro,E mi llringan tue braccia , e dal mio foleDoppia cagione il dipartir mi vieti. Dolce Hero mia, dolce mio ben , mia vita,Toflo, che cangi in più benigno afpettoLa faccia il cielo , e fi tranquilli il mare ,Io farò remi de le braccia al corpo,E vela del dello : tu fempre accefaAbbi la della in fu P eccelfa torre,E quefla intanto avventurata cartaEntro al tuo fen per me s adagi, e p^ego di feguir, toflo, che caggiaL orgoglio al mar, il che bramofo ?^r^ T^ e^cltr H E R O L E A N R O- EPISTOLA DECIMAOTTAVA, E tu dolce mio ben , dolce mia vita ,La mia falute , e la mìa vita brami,Come ne motlran fuor tuoi grati accentiE la cortefe inafpettata carta;Vienne Leandro mio, vientene, e porgiA la dolce Hero tua, tua fida amanteCol grato afpetto tuo quell alma tu mi mandi in si bei verfi afcofa. 2^4 H E R O Ogni tardar , eh a i veri amanti allungaDe bei deliri il delìato tempo,Di gelofl penfier, d ardenti cure,E di fofpetti rei, mai fempre è pieno :Et io di te si fieramente accefaMi trovo (oimè) che temperar non poflbCon fofFerir la lunga afiènza, il è ben ver che con eguale ardoreAmbi n incende una medefma fiamma :Ma io d animo fon di te men forte,Ne contra a tanto ardor difefa truovo,E credo che voi altri abbiate il coreContra i colpi d amor più fermo, e duro ;Chj come fon le giovanette amantiDi corpo fempre, e delicate, e molli,Così di mente fon tenere, e frali :E fé


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