. Delle imprese, trattato . DELLA VITE. Gap. LXVIII. iEr la Vite gli Egitti) intefero lAllegrezza, Allegrez:-che per quefto nella Scrittura parlando gli , di{fc la Vite che lafciar non volca ilfuo vino, per cui Dio e gli huomini lì ralle-grano . Onde Socrate apprefTo Xenofonte,nelSimpofio, dice chel vino non altrimen- vino,te medica alla meilitia, che la Mandragoraa gli huomini; e che eccita lallegrezza, comeloglio accre-fcelalìamma. Etvn Poetane gli Epigrammi fa vninuettiuacontra vn certo che buttando a terra vn ramo non maturodvua, vi pofe i piedi fopra, che così fu tradotta,Ql<i


. Delle imprese, trattato . DELLA VITE. Gap. LXVIII. iEr la Vite gli Egitti) intefero lAllegrezza, Allegrez:-che per quefto nella Scrittura parlando gli , di{fc la Vite che lafciar non volca ilfuo vino, per cui Dio e gli huomini lì ralle-grano . Onde Socrate apprefTo Xenofonte,nelSimpofio, dice chel vino non altrimen- vino,te medica alla meilitia, che la Mandragoraa gli huomini; e che eccita lallegrezza, comeloglio accre-fcelalìamma. Etvn Poetane gli Epigrammi fa vninuettiuacontra vn certo che buttando a terra vn ramo non maturodvua, vi pofe i piedi fopra, che così fu tradotta,Ql<iSfentas ? qmfcjuis dona immatura Lyaeiv/tntc diem è V iùs fufìulerat^ìus vecors abiecjt, vi cjfct Inpe-. DELLE IMPRESE Hil ariti. Libertà. Imprefache non deuè troppoparlarfi neconuici. Fatica. Imbecilli-tà. Imprefa diGratitudi-ne. Imprefa didonnachenon amò altrichelmarito. Imprefa dichi bramamaritarfi. Imprefa di amicitia uniforme. Inpedibus trita vileputamen hiimo, Hiiic pater infiauret Lerueus digna Lycurgo, , Quando ita nafcentemfu/ìidit Euphrofmem. T^mcjiie aliquis vino hoc hilaris cantajjht, amaffet,^ut poter at curai dcmeìniniffe grane quefto fu anco Simbolo dellHilarità; QmnetipfiMufica^àì-i, ce Cicerone ) qu£ tota ad hilaritatem comparata efi, non alio magis„ ftimulo concitatur, quamfnauisvinigusiu, —— ne e non ij carmina vino Ingenium [adente canunt -—Ma che fia fignificato della Libertà, il nome di Bacco il dimo-ftra che Lieo è detto dGreci, e Libero da Latini. E per queftodeuono gli huomini guardarli di parlar troppo neCóiiiti, perche liberamente ini fi fcuoprono i fecreti, Quid non ebrietas deftgnat ì aperta quefto propofito, feci vnImpr


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