. Iconologia del cavaliere Cesare Ripa, perugino . » utdiximus » feneóiam exeundo » oculormnque aciem fuoco ejns reficiendo . *Unde in-telleSIum eli* bominum quoque caliginem precipua e& levati. All udito aggiun-gali un ramo di pioppo bianco , ovvero di mirto , perchè il fugo caldodelle foglie del pioppo bianco leva il dolore delle orecchia , di che Pli-nio lib. 24. cap. 8. il mirto» perchè I*oglio tratto dalle fue foglie, e_>bacche, ilillato nelle orecchie le purga. Allodorato aggiungaft la rofa »dalla quale fpira fbaviffimo odore » più che da ogni altro fiore : al guftoun pomo, che febben


. Iconologia del cavaliere Cesare Ripa, perugino . » utdiximus » feneóiam exeundo » oculormnque aciem fuoco ejns reficiendo . *Unde in-telleSIum eli* bominum quoque caliginem precipua e& levati. All udito aggiun-gali un ramo di pioppo bianco , ovvero di mirto , perchè il fugo caldodelle foglie del pioppo bianco leva il dolore delle orecchia , di che Pli-nio lib. 24. cap. 8. il mirto» perchè I*oglio tratto dalle fue foglie, e_>bacche, ilillato nelle orecchie le purga. Allodorato aggiungaft la rofa »dalla quale fpira fbaviffimo odore » più che da ogni altro fiore : al guftoun pomo, che febbene i pomi fono giocondi ancora allodorato, ed ali*villa, nondimeno 1 ultimo fin loro è il gufto. Al tatto fi potrà aggiungere nella finirtra mano verfb il petto un Ar«mellino, e un Riccio» per denotare le feconde qualità diverfe del tatto»T afpro, ed il morbido ; quello al tatto è ruvido , e pungente * per ilcontrario la pelle di quello è di Hfcio ,morbido» e delicato tatto. SERVI- 102, fCO N0 LO G I A SERVITÙ Dello SteJJb,. fài-lc Afarictti del- òer^uzlzZ £mlo &r~ aridi trui/e UNa Giovane fcapigllata ; veftita di abito corto, e fpedìto, di colorbianco, che tenga in ifpalla un giogo, ovvero un graffo j e pefan-te fa;fo . Avrà i piedi nudi alati : e cammini per luogo difaltrofo -, e pie-no di fpine ; effendogli accanto una Grue , che tenga un faffo con un_».piede . Gli fi potrà ancora mettere In capo una candela accefa , con un mot-to, che dica: IO SERVO ALTRUI, E MF STESSO CONSUMO . •Servitù non è altro ( come fi cava dal primo libro dell iltituta Civi-Je , nel titolo de fare perfonamm ) che uno ilato della Legge degli Uomini,col quale viene qualcuno a effer ibttopollo all altrui dominio, non pernatura-. Giovane fi dipinge la Servitù, perciocché refifte agli incomodi-> ai di-faggi, ed alle fatiche. Leff^r fcapìgliata dlmoftra , che emendo chi (la in fervitù obbligatoa fervizj del Padrone , non può attendere alti ilio? ; come ben dimo-erà A


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