. Epistole eroiche di P. Ovidio Nasone . gli occhj lefli jAcciò, eh io non facefli un altra voltaUn giuramento , inaveduta, a Dio, 304 CIDIPPE AD ACONZIO. Come io fei quando , entro al fallace pomoMal faggia lefTì il giuramento fcritto,E nuovi inganni ancor m avefli tefi,Se ( come tu confermi ) io non f aveffiGià per mio fpofo una fol volta eletto :E quafl fui per non aprir la carta ;Ma dubitai, che di Diana T iraNon fi felTe ver me più cruda e fiera ,Sio fufli fiata al tuo volere acerba. E bench io faccia e facrificj, e voti,E devota ed umil gP incenli abbruciPer onorar la facrofanta Ninfa iN


. Epistole eroiche di P. Ovidio Nasone . gli occhj lefli jAcciò, eh io non facefli un altra voltaUn giuramento , inaveduta, a Dio, 304 CIDIPPE AD ACONZIO. Come io fei quando , entro al fallace pomoMal faggia lefTì il giuramento fcritto,E nuovi inganni ancor m avefli tefi,Se ( come tu confermi ) io non f aveffiGià per mio fpofo una fol volta eletto :E quafl fui per non aprir la carta ;Ma dubitai, che di Diana T iraNon fi felTe ver me più cruda e fiera ,Sio fufli fiata al tuo volere acerba. E bench io faccia e facrificj, e voti,E devota ed umil gP incenli abbruciPer onorar la facrofanta Ninfa iNulla mi vai, perch al tuo grande amoreTroppo moflrata sè benigna e grata,E tal vendetta fa di mia durezzaCh ufai contra di te, che meno amicaAd Ippolito fuo moftrofle e quanto più dovea , vergine e cada,Di cafta favorir, vergine e puraIl caflo corpo e la pudica mente,E che cada guidaflì i miei verd anniCh or ( fua mercè) dinfirmitade oppreflìMifera veggio , eh ella voglia, temo ,Che sfortunati fien, miferi, e brevi. SAFO. S A F O PAONE EPISTOLA ULTIMA. A, .1 tu, crudel Faon, lo fUle, eI verfoConofciuto di me, toilo che queftaCarta data ti fu , da la mia deftraAnzi dal mio dolor vergata, e fcrittaiO non fapevi pur, chi folle quella,Che tinviafTe i doloro fi accenti,Sei nome mio non fi leggeva in ella IForfi domandi ancor, perche lo ftile V ^c6 S A F O Abbia cangiato in lagrìmevol canto,S ho più conforme a i bei lirici verllLa bella vena, e di mia cetra il fuono*Aimè, che T amor mio d amari omèi,Anzi di pianto, e di fofpiri è degno,E più convienfi a la mia doglia graveLagrimofa elegia, che verfo lieto,Che cantar mi faceflè amata lira. LafTa , che come al caldo tempo fuoleArder in qualche campo arida mefTe -,Di cui la fiamma or qua traporti NotoOr là Zefiro muova, ard io mefchina ;EI mio Faon là fi dimora lietoOve Etna arde e sinfiamxna, ed io nel coreHo maggior fuoco aliai, che quel chel vecchioNel monte ficilian Vulcano della cetra mia dolente


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