. Dialogo dell'imprese militari et amorose di Monsignor Giouio, vescouo di Nocera : et del S. Gabriel Symeoni fiorentino : con vn ragionamento di M. Lodouico Domenichi, nel medesimo soggetto : con la tauola . di Scjfa, e Frencipe di Rojfino > il quale anchorchefujfe cognato del Rè , saccojlo non dimeno alDuca Giouanni dAngib^e machino dammiizzare aparlamento il Re fuo fignore : ma per lardire e fran-che z^z^a del Re leffetto non poti feguire dvcadé delqualcafofìafcolpita di bronzo fopra laporta del Cajlel nuouo3& effendogli dopo alcun tem-po tenuto alle mani,epoHoprigione il de


. Dialogo dell'imprese militari et amorose di Monsignor Giouio, vescouo di Nocera : et del S. Gabriel Symeoni fiorentino : con vn ragionamento di M. Lodouico Domenichi, nel medesimo soggetto : con la tauola . di Scjfa, e Frencipe di Rojfino > il quale anchorchefujfe cognato del Rè , saccojlo non dimeno alDuca Giouanni dAngib^e machino dammiizzare aparlamento il Re fuo fignore : ma per lardire e fran-che z^z^a del Re leffetto non poti feguire dvcadé delqualcafofìafcolpita di bronzo fopra laporta del Cajlel nuouo3& effendogli dopo alcun tem-po tenuto alle mani,epoHoprigione il detto Marmo,firifolfedi non farlo morire,dicendo,non volerfi im-brattarle mani nel fangue d!vn fuo parente, anchorche traditore & ingrato,contra ti parere di moltifuoiamici partigiani,e confilieri, E per dichiarare quefìofuo generofopenfiero di cleme^ayfìguro vnArmellinocircondato davn riparo di letame,con vn motto di fopra, MALO MORI Q^V A M F OE D A R I. effendo la propria natura dell Armellino di patirpri -ma la morte per fame e per fé te,eh e imbrattarfì,cerca-do di fuggire,di nopaffarperlo brutto, per non mac-chiare il Cadore e la pulitezza C 3 si LE IMPRESE. Neforibanchora il Rè Alfonfo fecondofuofgliuo-lo vna hrma, ma moltojhmagante, come comfojìadljillahe di parole Spagnuole ^ e fu che affrofiman-dofifofra la guerra il giorno della battaglia di Cam-po morto [opra Vellctri^pereshortare ifuoi Capitani efoldatiydtpinfe in vnojlendardo tre diademe dt Satilegate infteme, con njn hreue dvnaparola tn meT^:VALE che quel giorno era da moflrareilvalorfopratuttigli altri, pronuntiando allaSpagnuoUy Diade mas valer \ laqualetmf re fa forfè hauerete njiHa di-pinta nellatrio del nojìroMufeo, Bella T> I lM. Glorio. 39


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