. Laurea della signora M. Pellegrina Amoretti cittadina d'Oneglia . rni NumiFinor tua legge barbara,GÌingialli tuoi cottumi; Tibafti;e or guarda al margineDei chiaro, e bel Ticino,Quai Donna il ciel fa forgerePer tuo fatai dettino. Quella è pur quella FemminaCui fregia Attrea la chioma,Per far tua folle audaciaTolto avvilita , e doma ; Quella è Colei, che provvidaStudiò con tanta cura,Oltre all umano, e 1 Civico;Il Dritto di Natura; E quindi appien convintali,Come il compagno SedoFu con si grave ingiuriaEd ingannato , e oppreflo. Ecco , che già di valideRagioni, e prove opima,AI tron della Giu


. Laurea della signora M. Pellegrina Amoretti cittadina d'Oneglia . rni NumiFinor tua legge barbara,GÌingialli tuoi cottumi; Tibafti;e or guarda al margineDei chiaro, e bel Ticino,Quai Donna il ciel fa forgerePer tuo fatai dettino. Quella è pur quella FemminaCui fregia Attrea la chioma,Per far tua folle audaciaTolto avvilita , e doma ; Quella è Colei, che provvidaStudiò con tanta cura,Oltre all umano, e 1 Civico;Il Dritto di Natura; E quindi appien convintali,Come il compagno SedoFu con si grave ingiuriaEd ingannato , e oppreflo. Ecco , che già di valideRagioni, e prove opima,AI tron della GiuitiziaA te la lite intima . Chiede, che al fello amabileTutto fi renda adelloDel proprio ingegno , e fpiritoIl libero poiTelIo; Chiede , che a far lo ttudioComune ad effo ancora ,A tome il pregiudìzio,Che dominò finora, O^i fu ciò fi forminoLeggi si nove , e fante,Da cui le prime retti noEd atterrate , e infrante . Ecco la gran vittoriaChe al Sello bel fi appretta ;Sì che di lui la vindice,E lAvvocata è Qietta. Jfc* XXXI. **&. MtrUWini Cuicjue DEL SIG. DOTT. ADELELMO FUGAZZA Vice-Reggente, e Prof. Supplementariodel R, Gìnwfio ài Brera, U ORIGINE DELLE LEGGI POEMETTO. Mos & kx maculofum edomuit nefas, Horac. J TV JJ^I On fugge no delle canore Dee,Di Matronal feveritade armataTemi, il canto , e le cetre. In fu le AfcreePendici un tempo inipreffe orma onorataLo fluol che incontro alia biforme frodeDe fanti dritti fuoi veglia cuflode; Ne fi fdegnò quando col plettro eburno Chiamò dagli Altri 1* armoni celeiìe;Né volte il tergo al tragico coturno,Che cinfero i fuoi figlj or di fu nelleBende avvolti la chioma, or fra gli alloriPoffemi a celebrar 1* arme, e gli amori f Jfc* XXXII. >^ —— Credimi, immortai D3nna, udrai fors* ancoTorvo Genio infultar alla beli arte,Genio entro cui di fantasia vien mancoL ardor, che alle bsll* alme il ciel cornparte ;Vano, e fervile interprete del dritto,L afcreo furore osò chiamar delitto. Te non vinca 1 efempio , e non ifd


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