Opere del conte Algarotti . iudizio di Giampietro si è, che la vo-stra satira sia molto e molto bella. A Fa-bri pare che sia piaciuta anche più. Ma-dama lascio che ve ne scriva ella stessa ;che so che il giudizio suo vi parrà sem-pre meglio da lei scritto, che non da povero signor Manfredi non ho potutofinora comunicarla per le sue crudeli in-disposizioni . Fin qui della vostra graziosis-sima satira. Resta ora che per adempierea ciò, che da principio vi promisi, primavi saluti a nome del co: Vincenzio , eh©mie lo ha imposto piìi volte, poi anche anome di Scarselli e di Fabri, de quali il


Opere del conte Algarotti . iudizio di Giampietro si è, che la vo-stra satira sia molto e molto bella. A Fa-bri pare che sia piaciuta anche più. Ma-dama lascio che ve ne scriva ella stessa ;che so che il giudizio suo vi parrà sem-pre meglio da lei scritto, che non da povero signor Manfredi non ho potutofinora comunicarla per le sue crudeli in-disposizioni . Fin qui della vostra graziosis-sima satira. Resta ora che per adempierea ciò, che da principio vi promisi, primavi saluti a nome del co: Vincenzio , eh©mie lo ha imposto piìi volte, poi anche anome di Scarselli e di Fabri, de quali il primo Inedite. i/^!^ primo è tanto grande ammiratore e loda-tore delle vostre rime , quanto è il secon-do delle vostre satire . Io , che lo sonodell une e dellaltre , ne godo infinitamen-te per cagion vostra, ed anche, se cosimi permettete, per cagion mia , facendodi me stesso un altro voi . Voi direte que-sta lettera essere malissimo scritta ; il dicoio pure. State sano , Algarottino mio,che io v amo senza To: XIL K i46 Lettere DEL CONTE ALGAROTTI Firenze zZ. gennajo ijZ4- Oenza fine piaciuta mè la vostra letterae il giudizio che della mia satira fatto ave-te , del quale io fo quel conto , che dicosa che da voi mi venga e nel tempomedesimo per me gloriosissima far si per rispondere in modo alcuno alle os-servazioni che voi mi avete mandato , bi-sognerà quel secondo verso o con quello,o in qualche altra maniera rassettarlo; co-sì pure bisognerà fare di quel colui, ilquale non vuole fare tutto quello che iovorrei che e facesse, così che non vi siabisogno dun qualche nominativo che reg-ga quel si dolga . Nei cinque versi cheparlano dellAbate voi avete benissimo let- tO:, Inedite. 14-7 to, leggendo : una man densi a posta ; edio ho voluto dire così dicendo, che a quel-la mano non è assegnato altro uffizio, eh©quello di rassettarsi ora La parrucca, ed orail collare. Voi vedrete se ciò sia espressoabbastanza. In que versi che, come voidite , fan guer


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