Orlando furioso . falfe,E lafciò addietro i venti e 1 onde falfe. LXXXI Credo che 1 redo di quel verno cofeFacelTe degne di tenerne conto ;Ma fur fin a quel tempo si nafcofeChe non è colpa mia s or non le conto,Perchè Orlando a far 1 opre virtuofePiù che a narrarle poi fempre era pronto ;Né mai fu alcuno de fuoi fatti efprelTo,Se non quando ebbe i teftiraoni appreffo. LXXXII Pafsò il reAo del verno cosi chetoChe di lui non fi fcppe cofa vera:Ma poi che 1 Sol nell animai difcreto,Che portò Prillo, illuminò la fpera,E Zefiro tornò foave e lietoA rimenar la dolce primavera,D Orlando ufciron le mi


Orlando furioso . falfe,E lafciò addietro i venti e 1 onde falfe. LXXXI Credo che 1 redo di quel verno cofeFacelTe degne di tenerne conto ;Ma fur fin a quel tempo si nafcofeChe non è colpa mia s or non le conto,Perchè Orlando a far 1 opre virtuofePiù che a narrarle poi fempre era pronto ;Né mai fu alcuno de fuoi fatti efprelTo,Se non quando ebbe i teftiraoni appreffo. LXXXII Pafsò il reAo del verno cosi chetoChe di lui non fi fcppe cofa vera:Ma poi che 1 Sol nell animai difcreto,Che portò Prillo, illuminò la fpera,E Zefiro tornò foave e lietoA rimenar la dolce primavera,D Orlando ufciron le mirabil proveCoi vaghi fiori, e con 1 erbette nove. CAXTO UXDECIMO. 329LXXXIII Di piano in monte, e di campagna in lidoPien di travaglio e di dolor ne già.Quando all entrar dun bofco un lungo grido,Un alto duol 1 orecchie gli feria:Spinge il cavallo, e piglia il brando fido,E donde viene il fuon ratto sinvia ;Ma diiferifco un altra volta a direQuel che fegui, fé mi vorrete udire. Fine del Canto Undecimo,. Oilaiic-lo a in torlric /V XlV/r/Z/rt/ Seuil* J Cimlo -VII. Slan>rn ORLANDO FURIOSO D I LODOVICO ARIOSTO, A R G 0 M E JV T 0. Segue Orlando Jdegnojo unCavalieroChe a forza via la Donna Jua ne mena,E giunge al luogo ove per trar RuggieroFece il palazzo Atlante di vi giunge ancor; ma il Conte fierOyVijla di novo la Jua dolce pena,Con Ferrali contende. E poi gran provaFa coi Pagani; indi IJabella trova. c CANTO DUODECIMO. ERERE, poi che dalla madre IdeaTornando in fretta alla folinga valle, Là dove calca la montagna Etnea Al fulminato Encelado le fpalle, La figlia non trovò dove 1 avea Lafciata, fuor d ogni fegnato calle. Fatto eh ebbe alle guancie, al petto, ai crini, E agli occhi danno, alfin fvelfe duo pini ; 332 ORLAXDO FURIOSO II E nel foco li accefe di Vulcano,E die lor non poter efTer mai fpenti ;E portandofi quelli uno per manoSu 1 carro che tiravan due ò le felve, i campi, il monte, il valli, i fi


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