Opere volgari . e 1 duolin tutto obblia : Apron gli occhi la via Ebbri ingordi al gentil fplendor foave , Paicendo dolcemente di queiiuno Lanima, e1 cor digiuno, Ch altro sì caro cibo mai non ave . E bench io arda, sì dolce è 1 tormento , Che delle pene mie fol piacer in tal flato la mia vita dura ; Chen tenebre fon gli occhi , e n pianto amaro J Toflo che 1 vivo Sol non è più meco . Così breve è mia pace , e mal licura ; Lungoni martir : che di fé è troppo avaro Il vifo che mia vita porta feco : E 1 defio folle , e cieco Segue lui fempre , come un corpo lombra. Quello è 1 fren fol


Opere volgari . e 1 duolin tutto obblia : Apron gli occhi la via Ebbri ingordi al gentil fplendor foave , Paicendo dolcemente di queiiuno Lanima, e1 cor digiuno, Ch altro sì caro cibo mai non ave . E bench io arda, sì dolce è 1 tormento , Che delle pene mie fol piacer in tal flato la mia vita dura ; Chen tenebre fon gli occhi , e n pianto amaro J Toflo che 1 vivo Sol non è più meco . Così breve è mia pace , e mal licura ; Lungoni martir : che di fé è troppo avaro Il vifo che mia vita porta feco : E 1 defio folle , e cieco Segue lui fempre , come un corpo lombra. Quello è 1 fren fol che mi governa e regge , E con sì varia legge Or di piacer, or di dolor mingombra : Perocché fatto lhanno il cielo, e Amore Luce degli occhi miei, fiamma del , fé la mia donna Fede non preda al tuo parlar, dirai: Dalla fallace bocca io non derivo, Ma dal cor, che pur vivo LafTato ho in foco ancor ; ne faprei mai Dir come ardenti fian quelle faville , Né di Aie pene appena una di mille «. SO- 5i6 RIME DEL SONETTO I. CAntai, mentre nel cor lieto fioriaDefoavi penficr lalma mia fpene : Or eh ella manca , e ognor crefeon le pene , Converfa è a lamentar la doglia 1 cor, eh ai dolci accenti aprir la via Solea, fenza fpcranza ornai diviene D amaro tofeo albergo ; onde conviene Che ciò eh indi deriva , amaro (la .Così un fofeo penlìer lalma ha in governo; Che col freddo timor di e notte a canto, Di far minaccia il fuo dolor ò s io provo aver 1 antico canto , Tinta la voce dal veneno interno, Efce in rotti fofpiri, e duro SUperei colli, e voi facre ruine,Chel nome fol di Roma ancor tenete, Ahi che reliquie miferande avete Di tantanime eccelfe, e pellegrine!Coloffi, archi, teatri, opre divine, Teatri coloffi Trionfai pompe, gloriofe , e liete, In poco cener pur converfe liete , E fatte al vulgo vii favola al fine .Così, fé ben un tempo al tempo guerra Fanno lopre famofe, a pano lento E lopre, e i nomi il tempo invido atterra.


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