. Delle imprese, trattato . no chequella Serpe è il Dipfade che mordendo accende la Sete. Mache ha che far con lAquila ? & in che maniera può corrifpon-derc ad amante in cui per quefìi animali fi accende defideriodamore ? Altri volfero dellAquila feruirfi per Imprefa figni-ficante vnione, lUic congregahuntur (j -Aquila ^ ma bifognareb-bero concorrer molte A quile, per nafcere da quelle parole ilcorpo; come fé mancaflero altri Simboli , dequali ho fattomentioiie nel primo libro. Quando han voluto alcuni moftrai?grandifsima inimicitia tra due potenti, onde haurà da riful-tar grane ruuina all


. Delle imprese, trattato . no chequella Serpe è il Dipfade che mordendo accende la Sete. Mache ha che far con lAquila ? & in che maniera può corrifpon-derc ad amante in cui per quefìi animali fi accende defideriodamore ? Altri volfero dellAquila feruirfi per Imprefa figni-ficante vnione, lUic congregahuntur (j -Aquila ^ ma bifognareb-bero concorrer molte A quile, per nafcere da quelle parole ilcorpo; come fé mancaflero altri Simboli , dequali ho fattomentioiie nel primo libro. Quando han voluto alcuni moftrai?grandifsima inimicitia tra due potenti, onde haurà da riful-tar grane ruuina allvno & allaltro, han dipinto lAquila colDracone, tra i quali è perpetua inimicitia come dice Plinio,TSlec vnns hoflis illifxùs ejì : acrior efì : cum Dracone pugnai mulioq. ma-gisanceps,etià jìi/1 aere;co\moitOiVT L^VSV GI{yiviO-1{E i\^F^2S(^r, E quando han voluto fignificar difficile Im-prefa , han dipinto lAquila che combatte col Cerno, cheflen-doiì volutata nel poluere, afsifa nelle Corna, glie lo fcuote ne. gli occhi, e tanto dibatte con le penne, che lo iprona a preci-pitare LIRBO SECONDO. ^8 pitarfi. Claudio Paradino in quefto modo la dipinfe, col Tc-fchiodelCcruo, convnBrcueoiicra. fcrittoy^F^DV^ DE-TFBJì.^KJ VIS ^l^JMOS^ Qjf^Tir. Nonsòperqual cagione non conucniua il Ccruo vino. Forlì per che, Re-gola è deirimprera,che quando non fi pinge lintiero animale,la parte che fi ha da porre in pittura è neceflario che fi moftri Auertìme-morta. E per queflofù notato di poca accortezza lifteiTo Pa,- to per riaradino che pinfe il capo folo del Bue, col fuogo nel corno, al- P^**ludendo allaftutia vfata vna volta da Annibale, col motto,T £ BJ^O B^ET E I{EJD I^; volendo inferir che deue alle volteil Capitano farli temere con le ftratagcmme, no potendo Tem-pre con larmi. Ma quefte maniere rimetto al giudicio dellIn-uentore, che fecódo loccafione fi accommodi con la pittura ;che in vero facendo il Tefchio del Bue col fuogo, è cof


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