La casa fiorentina e i suoi arredi nei secoli XIV e XV . galli ». 8 Inv. 102 (1417) : « unum cellonectum album fìguratum et ». Queste figure, come i pappagalli di cui si parla alla nota 7, sa-ranno state ripetute a intervalli. 9 In un ricordo di masserizie inserito da Andrea Minerbetti nel suo librodi memorie (e. 13 t.), allanno 1497 sono seguati « ii celoni a verzura, datavola». Dallinv. del 1502 sappiamo cherano di braccia 6 luno. — Inv. Minerbetti del 1502 (libro di ricordi di Andrea e. 45 t. e seg.) :« i celone a verzura con la frangia, da lectuccio ». 10 Inv. 176 (1499
La casa fiorentina e i suoi arredi nei secoli XIV e XV . galli ». 8 Inv. 102 (1417) : « unum cellonectum album fìguratum et ». Queste figure, come i pappagalli di cui si parla alla nota 7, sa-ranno state ripetute a intervalli. 9 In un ricordo di masserizie inserito da Andrea Minerbetti nel suo librodi memorie (e. 13 t.), allanno 1497 sono seguati « ii celoni a verzura, datavola». Dallinv. del 1502 sappiamo cherano di braccia 6 luno. — Inv. Minerbetti del 1502 (libro di ricordi di Andrea e. 45 t. e seg.) :« i celone a verzura con la frangia, da lectuccio ». 10 Inv. 176 (1499) : « i celone da tavola listrato ». — Inv. Minerbetti del 1502 : « 2 celoni listrati di braccia 8 1 uno ». 11 Linvent. del Tesoro della Santa Sede del 1295 reca « duo coria magnaantiqua cum diversis laboreriis ad auripellum »; e quello dei cardinali Ben-tivegna dAlbano e dAcquasparta steso intorno al 1300, « unum corium ma- 230 CAPITOLO IV e doro. I più venivano di Spagna, dove, come è noto, lindu-stria de cuoi era in gran Pig. laO. — Sedile ornato di tappeto. Da un affresco di Lorenzo Monacorappres. lAnnunciata (8. Trinità). Fot. Alinari. gnum cum equitibus pio altari » e « unum corium rubetim prò altari » ( Ital., s. v., voi. II, p. 261 e seg.). 1 Inv. 66 (1402) : « i cuoio rosso da tettuccio ». — Inv. 159 (1449) : « i chuoip e i paio di ghuanciali di chuoio dallettuccio*. — Inv. 160 (1456): « Uno quoio rosso grande di Spagna », « Uno quoiodoro mezano di Spagna », « Uno qiuio dargento picholo di Spagna». — Inv. 170 (1492) : « Uno quoio grande di braccia xii da porre in su-nuna tavola ». — Ivi : « Uno quoio dalle^tuccio di braccia 4 ». — Ivi : <c Uno quoio dommasohino dorato di braccia 8 in circha ». Que-sto è nominato insieme a diverse spalliere, e sembra quindi esser statoesso medesimo una spalliera. Nel sec. xvi 1 uso de cuoi lavorati diventò comune nelle case dei ric-chi anche a Firenze, dove sado
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