. Storia dell'Italia antica. aiutata forse dal tradimento, fececadere la fortezza. Tito nei silenzi della notte fece salire22 uomini per le rovine della torre crollata, e li seguìcon grossa schiera di prodi. 1 difensori, atterriti alla im-provvisa vista, si precipitarono in tumulto fuori dellafortezza, e si volsero al tempio, ove aiutati dalle forzedi Simone Giora ebbero modo a far testa. Fu combattutotutta la notte fra le tenebre in disordine, a ventura: ealla nuova luce la battaglia continuò a corpo a corpodieci ore con prove di eroica prodezza da ambe le parti:e per quel giorno il tempio fu


. Storia dell'Italia antica. aiutata forse dal tradimento, fececadere la fortezza. Tito nei silenzi della notte fece salire22 uomini per le rovine della torre crollata, e li seguìcon grossa schiera di prodi. 1 difensori, atterriti alla im-provvisa vista, si precipitarono in tumulto fuori dellafortezza, e si volsero al tempio, ove aiutati dalle forzedi Simone Giora ebbero modo a far testa. Fu combattutotutta la notte fra le tenebre in disordine, a ventura: ealla nuova luce la battaglia continuò a corpo a corpodieci ore con prove di eroica prodezza da ambe le parti:e per quel giorno il tempio fu salvo. Prima di procedere a nuovi assalti, Giuseppe Flaviotornò a gridare ai Giudei di arrendersi. Tito stesso feceesortazioni, e minacciò, se non si arrendessero, di ardereil tempio di Dio, e spinse per più giorni lariete controi baluardi, che lo accerchiavano. Vane prove. I Giudei,risoluti a seppellirsi nelle rovine, non dettero ascolto adesortazioni o minacce, e comecché rifiniti dalla fame re- AP. 48 ^^-^-^. illiniiiiiiimittJÉiilililiMl Tuo in atto di arlngare i soldati (Mongez^ Ieo;x. Rara . XXXIK, n. 1).Vannucci — SlorU dellItalia antica — IV. 1 48S VITTORIA DEI ROMANI E MACELLO DEI VINTI. [Lib. VII. spinsero fieramente gli assalti, sventarono le sorprese,precipitarono dallalto chi tentasse di salire per le non poterono chiuder la via, che gli assalitori si apri-rono colle fiamme al primo, e quindi al secondo recintodel tempio. Invano Tito gridò di^ arrestare la distruzione:i soldati, cupidi di predare e di finir la guerra, detteronutrimento allincendio: e fu distrutto il sontuoso edilìzio,e molti guerrieri rimasero ravvolti in quella grande ro-vina. È narrato di prodigii e di segnaU terribili vedutinel tempo della fiera battaglia: e oltre ogni credere tre-menda fu la strage menata dai vincitori. Seimila, tradonne e fanciulli, perirono di fuoco sotto il portico reale:il sangue corse a rivi sui gradini del tempio. Simone Giora e Giovanni di Gi


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