Lettere . da pafiare 5 o fermarfi alcuni giorni, potede por-tar Tarme infieme con otto 5 o diece compagni amo il fudetto Signore pur aifai j & non gravarei di^ V. S. Illma 3 fé non fapefsi , quanto le iìa neceifìriaquefta facoltà a difefa fua, & chegli non farà per ufar-la in altra maniera. Imperò vengo a fupplicar V. S. Il-luftrifsima fia fervita in grazia mia efferglicne cortefe ,& perfuaderfi di concederla a me iìdTo, perche non mifarà manco grata , che fé fuffe per mio proprio fervi-zio. Io non glie ne aggiugnerò indanza con molte pa-role , parendomi, che piuttofto farei t


Lettere . da pafiare 5 o fermarfi alcuni giorni, potede por-tar Tarme infieme con otto 5 o diece compagni amo il fudetto Signore pur aifai j & non gravarei di^ V. S. Illma 3 fé non fapefsi , quanto le iìa neceifìriaquefta facoltà a difefa fua, & chegli non farà per ufar-la in altra maniera. Imperò vengo a fupplicar V. S. Il-luftrifsima fia fervita in grazia mia efferglicne cortefe ,& perfuaderfi di concederla a me iìdTo, perche non mifarà manco grata , che fé fuffe per mio proprio fervi-zio. Io non glie ne aggiugnerò indanza con molte pa-role , parendomi, che piuttofto farei torto alla cortefia& amorevolezza fua verfb di me : Le dirò (blo 5 che gra-tifsimo mi farà lintenderne Tanimo fuo , & che la mimandi la Patente fpedita , quando (come fpero) (ì de-gni concederla. Col qual fine redo baciandole la manoumilmente 5 Se pregandole ogni felicità . 1 Di Montalcino li 8. detto. FINE DEL LIBRO SECONDO. DEL- 287BELLE LETTERE DEL CARDINALE GIO: CARLO DE MEDICI. LIBRO TERZO. Al Conte Federigo Borromeo . Eftommi a far un otfizio in Roma conV. S. Illma 3 alla qual fupplirò con laprefente . Quefto è , eh io volevoraccomandarle le cofe òqX Signor Ci-ro Alidofio da Cartel del Rio mio ca-meriere 5 le quali per eflfer contiguealli Caftelli di Rofsignano e Fonta-^ na 5 ricevono ogni dì qualche trava-glio da quelli miniftri di V. S. Illma . Vorrei adunquepregarla 5 che Vi piacefle per amor mio fcriver a dettifuoi miniftri, che non folamente fi aftengano di £^r al-cuna forte daggravio agli uomini, e cofe di efTo SignorCiro contra il dovere , anziché debbano fare & a lui ,& a loro ogni oneflo favore, riconofcendolo e trattan-dolo in tutte le fue. occorrenze per quel grato fervito-re mi è veramente . Che tutto riputerò in grazia di V. , alla quale ficcome defidero fervire , cosi di cuo-re mi raccomando, & prego ogni felicità . Di Siena li 21. di Gennaro ij^k Al Duca di Ferrara. MEffer Ciò» Benedetti, cugino


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