Della eloqvenza, : dialogo del reverendiss Monsignor Daniel Barbaro .. . tisfìma alle S. ho già detto,mi difpofi di mandarlo in luce. Ma perche inquefta parte della dottrina ideila bellezza dellanimo di quelSignore io non poilo parlar fenza riprenfione di parlarmelato fuori dogni bifogno in cofa cofì uniuerfalmentc nota, miretta folamento nel mio propofito di chiudere da quanto hodctto,che quefto libro,Se per la perfettionc di fé medefimo, Seporlo fplendore dellAutor fuo,& ancora per la deuotione,& aflfettion mia debbia edere alle fignorie uoftre carisfìmo fo^progni dono,che per una uol


Della eloqvenza, : dialogo del reverendiss Monsignor Daniel Barbaro .. . tisfìma alle S. ho già detto,mi difpofi di mandarlo in luce. Ma perche inquefta parte della dottrina ideila bellezza dellanimo di quelSignore io non poilo parlar fenza riprenfione di parlarmelato fuori dogni bifogno in cofa cofì uniuerfalmentc nota, miretta folamento nel mio propofito di chiudere da quanto hodctto,che quefto libro,Se per la perfettionc di fé medefimo, Seporlo fplendore dellAutor fuo,& ancora per la deuotione,& aflfettion mia debbia edere alle fignorie uoftre carisfìmo fo^progni dono,che per una uolta lor pofsa farfì: OC farfene contante ragioni ficuro giudicio,che inficine co i gradi,con lo fplcdore,con la potenza,& con le dignità dellAutor fuo , fia peruenir crcfccndo la dignità,cV lo fplendore della uoftra Academia,óYper confeguente di ciafeuna delle fignorie uoftre di tempò in tempo. In Venetia, Il di 111, D L V I I. DELLA ELOQJENTIA, DIALOGO DEL REVERENDISS. Mons. Daniel Barbaro. INTERLOCVTORI r^fRTE, L^f N^fTVR^ V^tNlM^ R. IO VORREI VOLENTIERI ò Natura , che noi difputafimo inficine, fé -però l ufficio del deputare alla tua còditio-ne fi conueniffe . Nat. il difyutare è cofa da te ò Arte,figliuola mia. Ma fé k mefìefje iammaeftrarti, di preferite direi, chetra il tuo intendimento , er c7 mio, alcunadifferenza nonfuffe, da che dejìro ti uenif*fé il contender meco . A r . Io almenodcfìdero tale occafione. Nat. Vano,ey dannofo defiderio è il tuoysì perche io non fono mai ociofa,come perche tu fcmpre dei non me*no abbracciare il bene,che cercare la uerttà delle cofe. A R. Nie««te più migioua,che il bene,nè che il uero più mi diletta . N a . inqueflo almeno tu in affamigli,che ouunquefìa, chio mi ritruoui, ilucrofonoycr ilbcnediciafcunacofa . A tu SÌ,ma tu alla ciccaneuai,& io di tanto amo ognuno,che con deliberato configlio, er an-tiueduto fine faccio,*? fo di far bene . Nat. Emmipurmanife*fio ,che la tua grandezza è di na


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