Il diario di un viandante (Dal Deserto al Mar Glaciale) . Un sacerdote grave ed austero, dalla lunga barba nera,dagli occhi spiritati, ha cominciato una singolare preghieranel nome del dio Aissa. Intorno, intorno, raccolti e appa-rentemente tranquilli, stanno i seguaci del rito furil) osservo. Sono facce spettrali dalle grosse mandibole,dagli zigomi sporgenti, dalle guance incavate. Facce pati-bolari. Grli occhi rilucono sinistramente nellombra. Can-tano, urlano? Non so. Dalle loro grosse labbra esce un mu-golio sordo e roco che pare voglia essere modulato. A pocoa poco tale mugolìo cre


Il diario di un viandante (Dal Deserto al Mar Glaciale) . Un sacerdote grave ed austero, dalla lunga barba nera,dagli occhi spiritati, ha cominciato una singolare preghieranel nome del dio Aissa. Intorno, intorno, raccolti e appa-rentemente tranquilli, stanno i seguaci del rito furil) osservo. Sono facce spettrali dalle grosse mandibole,dagli zigomi sporgenti, dalle guance incavate. Facce pati-bolari. Grli occhi rilucono sinistramente nellombra. Can-tano, urlano? Non so. Dalle loro grosse labbra esce un mu-golio sordo e roco che pare voglia essere modulato. A pocoa poco tale mugolìo cresce di intensità. Ma i neri celti dailunghi capelli aggrovigliati sono tuttavia tranquilli. E ilsacerdote incalza. Il nome di Aissa ricompare con mag-giore frequenza; è un grido reiterato; il termine fisso delsopravveniente furore. Già qualche volto ha un guizzo, unacontrazione spasmodica e repentina; già qualche mano si in-crespa subitamente su le lacere vesti. E il grido sale, si ampli-fica, si espande. È come unebbra folba che prorompe tumul-.


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