. . la fua Donna, fua creder chefta Tslpn de, sàpenfier fuoi, sà deftrfuoi, Sà tutte uogliefuetnon tha ò non fiate in un da me difforme, Benché mi fi confaccia il più di noi, tì nulla,0 ni conuien tutta ejier mia. H qual Sonetto fu poi daalcuni tolto in fallo, come fuolfarfi moltofpeflp, &attribuito à Lodouico Ariofto. Del quale chi non auefle altra certezza, perconofcer che non fia fuo,bafteria pienamente lo lrile,effendo quello Sonettotroppo diuerfo dallalrezza,che quel diuino fcrittorehamoftratonegli effet-ti


. . la fua Donna, fua creder chefta Tslpn de, sàpenfier fuoi, sà deftrfuoi, Sà tutte uogliefuetnon tha ò non fiate in un da me difforme, Benché mi fi confaccia il più di noi, tì nulla,0 ni conuien tutta ejier mia. H qual Sonetto fu poi daalcuni tolto in fallo, come fuolfarfi moltofpeflp, &attribuito à Lodouico Ariofto. Del quale chi non auefle altra certezza, perconofcer che non fia fuo,bafteria pienamente lo lrile,effendo quello Sonettotroppo diuerfo dallalrezza,che quel diuino fcrittorehamoftratonegli effet-ti auerin colmo dalla Natura,& dallArteinfieme. M a effendo poi il Sonetto in bellifsimo penfiero, & per dichiaratione dicosì bella Imprefa, & a tanto fuo propolìto, & effendo ancor molto bello perquei tempi,piacque molto a tutta quella nobilifsima Corte, & fece tenerintanto maggior conto lImprefa,& principalmente lingegno & la vaga, & dolcernente libera & lincerà natura dellAutor fuo. IL FINE DEL SECONDO


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