Le chroniche di Giovanni Sercambi, Lucchese . 5 IO che, inanti che fusse ora di vespro, non rimase homo né femina,grande nò picciolo, che non montasse in su le diete mura,chi con marsecuri, chi con sicuri, chi con altri ferramenti, chicolle mani, a disfare ì merli di tale muro; & non ci fu prete 15nò frate che alcuna cosa non disflicesse. E con tanto inpito d al-legrezza, che molti d allegrezza lagrimavano & molti parevanomacti e fuor di loro. E di vero 1 alegrezza fu tale che linguad omo dire noi potre; & cosi tucto quel giorno s andò ongnu-no su per quel muro pigiando piacere, & tanto quanto
Le chroniche di Giovanni Sercambi, Lucchese . 5 IO che, inanti che fusse ora di vespro, non rimase homo né femina,grande nò picciolo, che non montasse in su le diete mura,chi con marsecuri, chi con sicuri, chi con altri ferramenti, chicolle mani, a disfare ì merli di tale muro; & non ci fu prete 15nò frate che alcuna cosa non disflicesse. E con tanto inpito d al-legrezza, che molti d allegrezza lagrimavano & molti parevanomacti e fuor di loro. E di vero 1 alegrezza fu tale che linguad omo dire noi potre; & cosi tucto quel giorno s andò ongnu-no su per quel muro pigiando piacere, & tanto quanto si puose 20a disfare. E chi non avea altro, colle mani smurava tal mato-ni, tal pietre, tal calcina, biastimando che tanto per quello eranostati sottoposti. Et perchè Lì, do non si può per vero discrivere,non si dicie tucto ciò che altri facea, chi dansava, chi stava asedere, chi cantava, chi dimostrava combactere, chi chiamava le 25guardie, altri facea comandamento in modo di signore, chi B cordava i signor
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