. Dialogo dell'imprese militari et amorose di Monsignor Giouio, vescouo di Nocera : et del S. Gabriel Symeoni fiorentino : con vn ragionamento di M. Lodouico Domenichi, nel medesimo soggetto : con la tauola . male , che i Greci dallamar natural-mente il fuoco han chiamato Trv^cLv^Hyyauuerten-do cheljenfo di quesla i?nprefa pio ejjere intejodoppiamente, concio fa che affrofriandolo al cor-fo y ei non e dubbio alcuno (fecondo Platone) che njno S, GAB. STMEONL iS? ^no innamorato e morto in fé Jlejfo/vìuendo iljiiofenfiero {che ì la propria vita dell*anima ) intor^no alla cofaamata. Onde il detto


. Dialogo dell'imprese militari et amorose di Monsignor Giouio, vescouo di Nocera : et del S. Gabriel Symeoni fiorentino : con vn ragionamento di M. Lodouico Domenichi, nel medesimo soggetto : con la tauola . male , che i Greci dallamar natural-mente il fuoco han chiamato Trv^cLv^Hyyauuerten-do cheljenfo di quesla i?nprefa pio ejjere intejodoppiamente, concio fa che affrofriandolo al cor-fo y ei non e dubbio alcuno (fecondo Platone) che njno S, GAB. STMEONL iS? ^no innamorato e morto in fé Jlejfo/vìuendo iljiiofenfiero {che ì la propria vita dell*anima ) intor^no alla cofaamata. Onde il detto Filofofo foleuAdire quand*ei trouaua vn*innamorato , e o l v i VIVE IN VN ALTRO CORPO. Ma Ot- trihuendo moralmente cjuesf amore all^anima, egliìcertifimo che mentre che lhuomfi deletta intornoà vna bellezza corporale {figurata qui da me perlo Jplendore della Candela ) dimenticando benc^Jpejfo il Creator per la creatura^ e cadendo in qual-che fcandolo ^vengono finalmente a perdere il cor-*pò e Panima, il che accade ordinariamente a certiricchi fiocchi innamorati, che volendo par-lar di amore non fanno in qual par-te del corpo eglino shah-hian la te sia. ± VìT li8 lE IMPRnSE DEL V N AMICO FINTO*. EiJI troudjio molte volte degli huomìni ì qualia Vdirli parlare;-prometterey offerire e conuitare glihuomini in cafa loro,-par che fumo e debbino vera-mente effer buoni amici:ma non dimeno fono ami-ci fntiy che pervenire a qualche lor difegnOyO trar-re qualche vide e commcdita di coloro y che fono daloro COSI care zzati yfanno queflo : laqualeper certavon è vera amicitta y ondeglino non fi pffon ra-gioneudmentt dolere y fé ccnofciuta la lor malitia,Jìtrouano qualche volta ingannati y e quadra mol^,to bene per loro quesia imprefi, d*vn huomo ma-p:herato y fignificando lamicitia finta y al qualc^^altro da vna bastonata fui vìfo^con queste^ parole^ S. CAB. STMEONL /// farale, amico ficto nvlla fit 1 N I V R I A. DVN HVOMO Q^VERELOSO»


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