. Delle rime del S. Filippo Binaschi. Parte prima, et seconda. Novamente stampate . orir fi preHe , E dubbio y € tema faccia co*l fuo vampo^ Dando à le fj^me, & al conforto il campo. \U P ART K JQueHopra dì tue mani, E del tuo [angue merce y benchìndegnaSp Frego Signor , chai finc^ La chiami fitto à la felice infegna^ l Talcheleternavita le deiiinc^ La tua pietà f non lopre fue mefchìnc^ l LE S^ SEGVENTI RIME FVRONO COMPOSTE dallAutore, poiché diuennecieco • PENTO è quel lume ; a la cut [cortiAmorc^La beila ìmagm del mìo caro volto? Mi portò dentro, e perche mai dìfloUÒQuindi non venga la [col
. Delle rime del S. Filippo Binaschi. Parte prima, et seconda. Novamente stampate . orir fi preHe , E dubbio y € tema faccia co*l fuo vampo^ Dando à le fj^me, & al conforto il campo. \U P ART K JQueHopra dì tue mani, E del tuo [angue merce y benchìndegnaSp Frego Signor , chai finc^ La chiami fitto à la felice infegna^ l Talcheleternavita le deiiinc^ La tua pietà f non lopre fue mefchìnc^ l LE S^ SEGVENTI RIME FVRONO COMPOSTE dallAutore, poiché diuennecieco • PENTO è quel lume ; a la cut [cortiAmorc^La beila ìmagm del mìo caro volto? Mi portò dentro, e perche mai dìfloUÒQuindi non venga la [colpì nel corc^,Ma (pento non è già quel viuo ardorcj^, • . Che [u per gli occhi in meda ValrnaaccQltQtL \[.:jinzj da che veder il [ol mè tolto .v)\ \^,h ì >Di tempo, in tempo ne diuien maggiore^ è^erò y che chiu[o ritrouando il varco, Ter cui da prima entrò la fi a mma ardenteQuanto fi copre più [calda più fortc^ •2\Je (pero alcun rifioro al graue ìncarco,Choggetto ne la mente più non fcendc^,ferchs vagando alquanto [i con[ortc^^ Lt 7^ a. m^ PARTE Le chiare flelle, che nel dolce afpetto,^oue ogni mìofièfir folca (tcquetarft,^oiiyan del dìuìn lume i raggi JparfiLor fin yVoJiro immortai y Cauono Schietto l fi fojpìrary il batter del bel pettOyLimpallidir, il vago incolorar fi,Lo /degno, il rifo, il bel coftume, ùndarf »Ad ai piti de gli occhi miei non fitno oggetti)» perduto ho il lume, e feco quelle fior te,Che potean trarmi à gloriofo fatto,EthoYqui baffo mi rimango errante» fi fuon de le parole, fà^gie, e accorte . Duce pur mi fi fa _, perchio poggi alto,Ma fol può mila, à qml, che potean tantcj f pom€ vedrò mal piti quel chiaro voltoeh* ogni altra luce fé a parermi ofcura* ^ Seldondeilumechebbi da NaturaDal del fenza mìa colpa mi vien tolto} Quando auerrà mai più , che poco ^ ò moltoMI piaccia quefla vita acerba, e dura^ ,Se perdufho per fempre la figura,Oue de mìei dcftri él fine accolto ì Laffo, i begli occhi y di cu
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