Il diario di un viandante (Dal Deserto al Mar Glaciale) . sse,un sussurrio improvviso, poi un silenzio profondo. Tuttierano come impietriti. Domenico fu il primo a riaversi. Allungò un braccio,trasse il fratello alla luce, lo guardò e gli chiese: — Da dove vieni?... — Di lontano — rispose Cristoforo e parlava sommesso.— Mancavo da diciotto anni ; volevo rivedervi ; domani ri-partirò ! — A partire cè tempo. Vieni avanti. Entrò nella stanza e tutti erano in piedi a guardarlo,vinti dallo stupore smarrito che danno le cose inattese eprodigiose. Lo zio Cristoforo era davvero irriconoscibile. Lacen»


Il diario di un viandante (Dal Deserto al Mar Glaciale) . sse,un sussurrio improvviso, poi un silenzio profondo. Tuttierano come impietriti. Domenico fu il primo a riaversi. Allungò un braccio,trasse il fratello alla luce, lo guardò e gli chiese: — Da dove vieni?... — Di lontano — rispose Cristoforo e parlava sommesso.— Mancavo da diciotto anni ; volevo rivedervi ; domani ri-partirò ! — A partire cè tempo. Vieni avanti. Entrò nella stanza e tutti erano in piedi a guardarlo,vinti dallo stupore smarrito che danno le cose inattese eprodigiose. Lo zio Cristoforo era davvero irriconoscibile. Lacen»,smunto, invecchiato ; solo gli occhi azzurri, dolcemente tristi,si erano serl)ati uguali; avevano lo stesso splendore, lastessa limpidezza, la stessa tranquilla soavità di un tempo. Gli fu offerta una sedia, sedette; tutti sedettero senzadir parola che laljisso sorto fra quelle anime creava un im-paccio, una freddezza superiori allimpeto di un sentimentoass<q)ito da troppo tempo. Finirono di cenare, ma stentatamente: era troppo ])a-. Tunisi. — Palazzo del Bardo.


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