. . care. Mirate in lor, sì come in Dio prefèntì Quanta,equal gioia auranno (no. Col lorfeme immortai quei che verrai Millee mìllaltre cofe Lafcio indietro per for^t C umana lingua altrui no può {piegar-* Chel Ciel in lui difpofe, (le, Et à luifol die for^a Di porle in attore così note farle» Terche,fe tu ritrark 1>ion puoi,qual merauiglia ì Che, mentre io le nudo Ladombro,an^ile velo Mia colpa, à laltrui orecchi, à laltrui Dùnque ìfuoi veri effempì (ciglia. Sarano ifuoi gran fatti, & gli Sarchi, Quinci à me flejfo giaccio (eri Te


. . care. Mirate in lor, sì come in Dio prefèntì Quanta,equal gioia auranno (no. Col lorfeme immortai quei che verrai Millee mìllaltre cofe Lafcio indietro per for^t C umana lingua altrui no può {piegar-* Chel Ciel in lui difpofe, (le, Et à luifol die for^a Di porle in attore così note farle» Terche,fe tu ritrark 1>ion puoi,qual merauiglia ì Che, mentre io le nudo Ladombro,an^ile velo Mia colpa, à laltrui orecchi, à laltrui Dùnque ìfuoi veri effempì (ciglia. Sarano ifuoi gran fatti, & gli Sarchi, Quinci à me flejfo giaccio (eri Tepi. Mentre col ro^p mio Dir troppo laffo delfuo pregio in mlo\ Ma fé tu,poi chio taccio,Di ritrarlo haidifto,Vali ti aggiungenti ei sinalba àvoloTofcia intente à lui filoOrnar,le Grafie intornaCon cento le più eletteCorone,& più perfetteVi pingi,chei di tate ancor fa adorno*Che ,chi dentro nolmira,jfegnifcorga,oueilfuo uoì Diue da Lete,e ixAcheronteGuardate ilfommo Duce. (ce? Qualgiù degno i ò qualpin chiara lu>*. /■


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